“Per l’umanità l’acqua è una forza di cambiamento sociale: una preziosa risorsa della quale far tesoro, da proteggere e usare saggiamente, perché l’alternativa è la privazione, la malattia, il degrado ambientale, il conflitto e la morte.”
— Philip Ball
Nel cuore dell’Oceano Pacifico settentrionale si nasconde una crisi ecologica spesso ignorata: il grande accumulo di rifiuti plastici noto come North Pacific Garbage Patch (NPGP). Recenti studi hanno rivelato una tendenza preoccupante: la concentrazione di frammenti di plastica di piccole dimensioni sta aumentando rapidamente rispetto agli oggetti più grandi. Questa evoluzione ha implicazioni significative per l’ecosistema marino e il futuro della lotta contro l’inquinamento plastico globale.
Lebreton, L., de Vries, R., Pham, Y., Wolter, H., van Vulpen, M., Puskic, P., … Egger, M. (2024). Seven years into the North Pacific garbage patch: legacy plastic fragments rising disproportionally faster than larger floating objects. Environmental Research Letters, 19(12), 124054. doi:10.1088/1748-9326/ad78ed
Un panorama di plastica galleggiante
Il North Pacific Garbage Patch è diventato un simbolo della crisi dei rifiuti plastici. Formatosi in decenni di accumulo, questo “vortice” è alimentato dalla convergenza delle correnti oceaniche, che trasportano rifiuti provenienti da fonti terrestri e marine. Il nuovo studio condotto da The Ocean Cleanup evidenzia che la massa di frammenti di plastica (dimensioni tra 0,5 e 50 mm) è cresciuta significativamente, passando da 2,9 kg/km² nel 2015 a 14,2 kg/km² nel 2022. Questo aumento non è il risultato della sola frammentazione di oggetti più grandi già presenti, ma anche di nuovi apporti di materiale.
Il set di dati comprende campioni provenienti da reti a strascico per mante (0,9 m × 0,15 m di apertura, maglie da 0,5 mm) e mega reti a strascico (6 m × 1,5 m, maglie da 15 mm), rilevamenti di immagini da indagini aeree, nonché estrazioni dal sistema S002 di The Ocean Cleanup. L'area grigia ombreggiata rappresenta i contorni NPGP modellati per luglio 2022.
Perché i frammenti contano
A differenza degli oggetti più grandi, i piccoli frammenti sono difficili da rilevare ma estremamente dannosi. Essi vengono ingeriti dalla fauna marina, entrando nella catena alimentare e alterando processi ecologici critici come il ciclo del carbonio. Inoltre, fungono da substrato per organismi invasivi che sfruttano i detriti per colonizzare aree remote. Questo fenomeno sta creando un’inedita competizione tra le specie marine originarie e queste nuove comunità.
Tecnologie e metodologie all’avanguardia
Il monitoraggio del NPGP ha coinvolto tecniche innovative come trappole a rete, immagini aeree e modelli di trasporto lagrangiani. Queste tecnologie hanno permesso di distinguere tra i detriti originari e quelli nuovi, mostrando che una parte significativa dei frammenti proviene da fonti esterne. L’uso combinato di droni e reti di campionamento ha anche consentito di quantificare con maggiore precisione la distribuzione e la composizione dei rifiuti.
(a) Microplastiche (0,5 mm-5 mm), (b) mesoplastiche (5 mm-50 mm), (c) macroplastiche (50 mm-500 mm) e (d) megaplastiche (>500 mm). I punti indicano le singole stazioni, le barre colorate si estendono dal 25° al 75° percentile e la linea in grassetto mostra il valore mediano. I trattini si estendono dal 5° al 95° percentile. Ogni serie di dati è presentata con due grafici impilati verticalmente a diverse risoluzioni per mostrare i valori estremi e i quantili in modo più dettagliato. Il simbolo * indica una variazione significativa rispetto alla linea di base stabilita per il 2015 (2016 per le megaplastiche).
L’origine dei frammenti
I frammenti non derivano esclusivamente dalla disgregazione dei grandi detriti già presenti nel vortice. Una parte consistente sembra provenire da materiali accumulati lungo coste e fiumi, successivamente trasportati nell’oceano. Questo dato indica che il problema non può essere affrontato unicamente con interventi locali nell’oceano, ma richiede un approccio sistemico a livello globale, comprendendo il controllo delle sorgenti terrestri di inquinamento.
Implicazioni per il futuro
Il rapido aumento dei frammenti di plastica solleva domande cruciali. Se non affrontata, questa tendenza potrebbe intensificare gli impatti sull’ecosistema marino e compromettere gli sforzi per ridurre l’inquinamento. La presenza di microplastiche e mesoplastiche a livelli record richiede non solo interventi diretti di pulizia, ma anche una revisione delle politiche globali sull’uso e il riciclo della plastica.
(a) La massa totale di plastica galleggiante è contenuta in tre comparti: oggetti rigidi di grandi dimensioni (>50 mm, macroplastiche e megaplastiche), frammenti duri (0,5-50 mm, microplastiche e mesoplastiche) e particelle non rilevate (<0,5 mm). Per sette anni, viene applicato un tasso di degradazione di massa tra i compartimenti. A partire dal 2015, gli apporti per classi dimensionali sono calcolati per compensare i livelli di concentrazione osservati nel 2022. (b) Immissioni modellate da fonti esterne e accumulo di particelle non rilevate in funzione del tasso di degradazione. Il tasso di degradazione di massa varia da 0% a 100% sul lato sinistro e da 0% a 10% sul lato destro. Gli apporti sono stimati in base alla concentrazione media misurata all'interno dei territori degli hotspot.
In conclusione
L’accumulo di frammenti di plastica nel North Pacific Garbage Patch non è solo un problema di gestione dei rifiuti, ma un segnale di una crisi più ampia nella relazione tra l’uomo e il suo ambiente. Mentre le tecnologie di pulizia come quelle sviluppate da The Ocean Cleanup sono essenziali, la soluzione richiede un cambiamento strutturale: ridurre la produzione di plastica, migliorare il riciclo e implementare misure globali per fermare l’inquinamento alla fonte. Solo così potremo preservare gli oceani per le generazioni future.