Il continente meno considerato per sviluppo e tecnologia, avvia una nuova programmazione energetica nucleare
Nell’ennesimo giorno del conflitto fra Russia e Ucraina, nonostante i continui allarmi lanciati dalla AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) per voce del proprio dirigente Rafael Grossi, continuano i bombardamenti nella zona circostante Zaporizhzhia.
La centrale nucleare di Zaporižžja (o Zaporizhzhia) è uno dei più grossi impianti energetici nucleari in Europa, ospita 6 reattori costruiti tra il 1980 ed il 1995; costitutivamente è progettata secondo canoni più moderni rispetto alla più nota “sorellastra” posizionata a Chernobyl.
Una doverosa prefazione che introduce il tema dell’energia nucleare come fonte energetica sicura e pulita; difficilmente paragonabile a centrali a combustibile fossile per livelli di produzione energetica e livelli di inquinamento prodotti.
Il nucleare si rinnova con una continua evoluzione tecnologica ed infrastrutturale, rendendosi anche agli occhi dei più diffidenti come principale mezzo per produrre energia, frapponendosi in quella che potrebbe essere una futura transizione verso fonti rinnovabili come l’eolico ed il solare.
Il tema della transizione ecologica non si pone però come punto focale nello sviluppo di alcuni stati africani, in quanto tralasciando il Sud Africa che già dispone di una centrale nucleare, sono altre le nazioni che hanno avviato progetti o sono già in fase di costruzione di nuovi impianti.
Nel 2017 il governo dell’Uganda aveva dato inizio ad un progetto per la creazione di una centrale nucleare, nel maggio di quest’anno è stata data approvazione da parte dell’AIEA e l’obiettivo posto dal governo ugandese è quello di avere una centrale funzionante per il 2032.
Altri sette paesi (Kenya, Nigeria, Algeria, Ghana, Marocco, Sudan e Tunisia) hanno annunciato di voler costruire centrali nucleari entro il 2030, con il sostegno tecnologico di Russia e Cina; l’idea al giorno d’oggi sta prendendo piede anche in altre 16 nazioni africane.
Emerge quindi un collocamento verso oriente per quanto concerne i partner commerciali e tecnici da parte delle nazioni africane; Cina e Russia entrano nel continente africano portando una ventata tecnologica non indifferente.
L’Egitto è attualmente l’unico Paese ad aver iniziato la costruzione, dopo il lancio formale di un sito a luglio. Il progetto da 25 miliardi di dollari, sviluppato dalla società energetica statale russa Rosatom, avrà una capacità installata totale di 4,8 GW(gigawatt) e sarà composta da quattro reattori da 1.200 MW(megawatt) una volta completato.
Va sottolineato che i progetti non riguardano enormi e complessi impianti, appartenenti ad un’epoca ormai superata, ma come evidenza un rapporto del forum 2022 della Mo Ibrahim Foundation (La Mo Ibrahim Foundation – MIF – è una fondazione africana istituita nel 2006 con un unico obiettivo: l’importanza critica della governance e della leadership in Africa) sarà costituita da piccoli reattori modulari che potranno essere mobilitati più rapidamente e presenteranno maggiori opportunità a breve termine per produrre energia nucleare in Africa.
L’Europa per il momento si limita ad osservare tutto questo movimento nel continente africano, ma una continua richiesta energetica da parte del vecchio continente potrebbe tramutare questa osservazione in una opportunità. Ovviamente la speranza è quella di non tramutare l’Africa in una enorme batteria per l’Europa, ma quella di creare una strutturata amicizia che porti ad un fruttuoso scambio tra i due continenti.